Un gioco di specchi, dunque, di superfici riflettenti. Una migrazione fra le lingue, una trasmutazione delle proprie radici e non una perdita. Perché, per Alda Merini, la poesia è il luogo degli incontri. E, allora, un reading poetico non è solo la semplice lettura di alcune poesie. È molto di più: si fonda sulla condivisione di un vero e proprio luogo, sia da parte del poeta, che da parte di chi quei versi li riceve, a più livelli, nell’atto dell’ascolto o della lettura.
Questo è ancora più vero se a promuovere un reading o, meglio, due momenti di lettura – momenti di condivisione inaugurali della stagione 2019-2020 della costituenda associazione di promozione sociale Umbrò Cultura, a seguito del successo di pubblico riscosso dall’evento Poesiæuropa, tenutosi nel luglio 2019 all’Isola Polvese e posto sotto l’Alto Patrocinio del Parlamento Europeo – è un progetto culturale che, sin dal suo esordio nel 2017, ha voluto ricreare uno spazio, prima di tutto umano, che potesse offrire una sinergia fra la diffusione culturale, la ricerca, la didattica e i media (www.umbrocultura.com).
Dopo avere dedicato il primo evento della stagione a dialoghi e letture sulla poesia, lo scorso 8 ottobre, con i poeti Franco Buffoni, Andrea De Alberti, Pietro Cardelli e Andrea Donaera, Umbrò Cultura è tornato ad omaggiare, mercoledì 16 ottobre, nella sala Muro Etrusco di Umbrò, a Perugia, la poesia contemporanea con le poetesse Ilana Eleá (Svezia/Brasile), Mia Lecomte (Francia/Italia), Maria Borio (Italia) e Vera Lucia de Oliveira (Brasile/Italia). Il reading, coadiuvato dal patrocinio dell’Università degli Studi di Perugia e da CILBRA (Centro di Studi Comparati Italo-Luso-Brasiliani) è stato, infatti, dedicato al crocevia internazionale di voci poetiche diverse, comparate per il tramite della traduzione. Traduzione da una lingua all’altra – dall’italiano al portoghese e viceversa –, traduzione delle emozioni in parola poetica, traduzione delle emozioni e delle parole in musica, con la chitarra del musicista Mirco Bonucci.
Un incontro posto fuori dalle mura accademiche (da cui, pure, alcune delle quattro autrici provengono), in cui far dialogare tra loro poetesse che passano per l’Umbria, attratte dalla terra di San Francesco e di Sandro Penna, e convinte che, scrivendo in lingue diverse, si possano attraversare le frontiere. Specie quando a tradurre i testi sono gli stessi studenti del Dipartimento di Lettere, lingue, letterature e civiltà antiche e moderne dell’Università degli Studi di Perugia. CILBRA, poi, il Centro di Studi Comparati Italo-Luso-Brasiliani, dal 2016 organizza congressi a riguardo, sia in Italia che in Brasile, promuovendo anche la pubblicazione di antologie di poeti contemporanei.
Dalla Sequenza di Fibonacci a Il settimo ritorno, la poesia di Ilana Eleá, insiste sui temi delle radici, delle forme di riconoscimento, della frontiera, mentre la produzione letteraria di Maria Borio – il riferimento è a Trasparenza, edito nel 2019 da Interlinea nella collana di poesia a cura di Franco Buffoni – riflette sulla funzione degli schermi, delle superfici vitree, della trasparenza, appunto, in ambito politico, filosofico, culturale tout-court. La trasparenza vuole essere netta o racchiude un doppio fondo? Di certo coincide con una visione pura e impura al contempo, su cui si riverberano le relazioni umane di oggi, le linee di confine che separano gli orizzonti verticali, le storie scomposte in sagome che fanno cortocircuito, i quartieri multietnici delle città, il tema dell’accoglienza. Scrive in italiano, Mia Lecomte, nonostante le sue origini francesi, a seguito di un percorso a zig-zag che l’ha condotta in Italia: lo fa, Mia Lecomte, intessendo testi che trasfigurano la dimensione quotidiana in una dimensione trascendentale, fatta di dialoghi insoliti, stanze della casa lontanissime tra loro, luci che non devono separare ciò che il vuoto dell’io poetico ha unito. È docente di Letteratura portoghese e brasiliana all’Università degli Studi di Perugia, Vera Lucia de Oliveira: nonostante padroneggi perfettamente sia l’italiano che il portoghese, non mescola le due lingue, in quanto, dal suo punto di vista, un testo nasce in una data lingua. La sua selezione si è incentrata sulla riflessione sul dolore, sulla notte ‘mangiata’, senza fare rumore, dai personaggi di carta che popolano i suoi versi, sulla luce che goccia dal tetto in riflessi gialli, sullo scolo dell’universo, sul bisbigliare dei becchi delle rondini, sull’assenza di tracce e di ombre.
Immagini, queste, che sono migrate da un testo all’altro, da una lingua all’altra. Se è vero che la poesia è la traduzione di emozioni in parole, che la traduzione è l’anima di un coro di voci dialoganti, che l’intertestualità è una totalità di rifrangenze di un’esperienza letteraria in un’altra.
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