La mozione – Una sala del Consigio, quella di lunedì 2 marzo, piena di cittadini come non si vedeva da tempo. “Abbiamo richiamato l’assessore Calabrese – spiega Mencaroni – ad un confronto in questa sede di massima espressione di democrazia cittadina per dare spiegazioni alla città perché, se le infiltrazioni mafiose esistono, è anche grazie ad un sistema omertoso da parte di politici e cittadini”.
Il dietrofront della maggioranza – Il presidente del consiglio comunale Leonardo Varasano ha invitato a votare l’urgenza della mozione ed ecco che arriva la secchiata fredda: 28 presenti, 12 favorevoli e 16 contrari. Secondo il Gruppo Pd non sarebbe stato rispettato un accordo di massima preso durante la conferenza dei capigruppo solo poche ore prima. “In conferenza dei capigruppo – prende la parola Arcudi – il percorso era stato concordato da tutti ma, in Consiglio, la maggioranza ha cambiato idea e votato contro. Qui si prendono in giro i cittadini e il lavoro dei consiglieri. Propongo di interrompere i lavori del Consiglio”.
“Oggi – tuona Mencaroni – avete commesso un attacco gravissimo alle istituzioni, alla democrazia, alla libertà di espressione”.
L’interruzione dei lavori e l’abbandono dell’aula – A calmare le acque, il presidente Varasano che fa votare l’interruzione dei lavori per permettere una nuova conferenza dei capigruppo. Salta il confronto con l’assessore Calabrese che, da parte sua, rinnova la volontà di parlare alla prossima occasione. Per protesta, l’opposizione ha abbandonato l’aula.
In un comunicato, Pd e Socialisti riformisti chiedono che “la mozione oggi respinta venga inserita dal Presidente al primo punto della seduta del prossimo Consiglio Comunale in modo che l’auspicato dibattito possa avvenire e dare alla città le risposte tanto attese”.
La polemica quindi non si arresta ma viene rimandata (forse) alla prossima seduta.
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