I problemi – Tante le soddisfazioni raccolte nel corso di questi cinque anni di Rabbit Fest, enorme l’orgoglio per aver scoperto un pubblico perugino sempre entusiasta delle proposte del festival. Tutto questo li ha sempre spinti ad andare avanti ma, dicono “non basta la passione di chi organizza né quella di un pubblico fedele e curioso: le difficoltà aumentano proporzionalmente con la crescita del festival e per mantenere uno standard qualitativo alto c’è bisogno di Istituzioni che lo sostengano, di spazi accessibili, di agevolazioni e aiuti economici”. Il RabbitFest non ha mai ricevuto alcun sostegno economico da parte della città. “Né la vecchia né la nuova amministrazione ha mai dato soldi all’associazione per organizzare un festival di respiro internazionale. Abbiamo sempre fatto tutto con le nostre sole forze”. All’inizio gli organizzatori avevano vinto il bando Forme Creative, “una cifra bassissima che ha coperto a malapena un 10 per cento delle spese del Festival”, poi non hanno più potuto partecipare per motivi di età. “Quello, comunque, era un bando pubblico, non un sostegno da parte dell’amministrazione a un festival che arricchisce Perugia. Negli anni abbiamo collezionato solo tante promesse, un vero peccato perché invece il pubblico ha sempre premiato i nostri sforzi e le nostre scelte, ci ha sempre dimostrato affetto e gradimento per quello che facciamo. Oggi non si fa un torto a noi, ma alla città che perde una manifestazione interessante anche a livello internazionale”.
Location – Mai scoraggiati dai tanti “no” che si sono visti recapitare, oggi l’anima del RabbitFest è amareggiata per la poca disponibilità al dialogo delle istituzioni, la scarsa considerazione e il merito non riconosciuto. Da mesi gli organizzatori sono alle prese con le problematiche logistiche: inagibili, per loro, sia l’aditorium San Francesco che il Teatro Pavone, location invece scelta, solo pochi mesi fa, per altre iniziative. “Un festival riconosciuto in tutta Europa che qui viene completamente snobbato da Comune e Regione con la scusa che non ci sono soldi. Il punto è che oltre ai soldi, che ovviamente servono, occorrerebbe un atteggiamento diverso, un venirsi incontro, comunicazioni immediate e informazioni trasparenti”.
Il sostegno – Come altre piccole organizzazioni che affrontano le stesse difficoltà non ricevendo contributi pubblici, anche il RabbitFest sta cercando di raccogliere i fondi necessari a realizzare la sesta edizione della manifestazione. Questi gli appuntamenti fino ad ora in programma per sostenere la causa:
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