In particolare, il convegno nel corso del quale si si parlerà in maniera approfondita dei risultati in questione riguarderà i nuovi approcci fitoterapici nel trattamento della Leishmaniosi canina: attività leishmanicida e immunomodulatoria dei fitocomplessi nei modelli in vitro di Leishmania Infantum.
In attesa che i dati vengano divulgati pubblicamente, da quanto si apprende sembra che il preparato del chimico umbro appassionato di botanica, persino somministrato a dosi microscopiche, presenti un’azione devastante nei confronti delle cellule della Leishmaniosi, inibendone la proliferazione senza peraltro danneggiare le cellule sane dell’organismo ospitante. Vero è che si tratta ancora di modelli in vitro, dunque non si dispone ancora dei risultati in vivo, vale a dire quelli derivanti dalla somministrazione sperimentale su animali colpiti dalla malattia: tuttavia, alla luce dei primi mesi di sperimentazione e con davanti ancora un anno e mezzo di ricerche già finanziate dal Ministero della Salute, è lecito supporre che questo estratto, completamente naturale, possa rivelarsi un’arma micidiale nella lotta contro una malattia subdola, trasmessa dai flebotomi ai migliori amici dell’uomo ma anche alle persone più fragili, soprattutto nelle aree più povere della Terra.
Restate connessi per ulteriori aggiornamenti.