La storia – Tutto ha inizio nel settembre del 2013 quando l’Acropoli è diventata teatro di una serie di aggressioni a sfondo sessuale, avvenute tutte alle prime ore del giorno, tra le ore 5.30 e le 7.30, ai danni di numerose vittime femminili, di ogni età, alcune molto giovani, le quali principalmente per ragioni di lavoro o di studio si trovavano la mattina presto a camminare per strada, sole. In quell’anno era già stata aperta un’indagine della Procura. Studentesse, impiegate, giovani e meno giovani: il modous operandi dell’ignoto molestatore era sempre lo stesso. Colpiva in orario mattutino nei luoghi del cento storico, con rapidità e scaltrezza. “Si avvicinava alle spalle delle vittime – spiegano i Carabinieri – , fuggendo con abilità immediatamente dopo averle ‘palpeggiate’ con forza, causando in qualche caso anche lesioni, senza proferire parola e tenendo sempre il volto abbassato; l’abbigliamento indossato, ovvero un giubbotto K-way di colore azzurro, con cappuccio e scarpe ginniche nelle giornate piovose, che alternava con un abbigliamento più pesante nei mesi invernali, con un giubbotto tipo ‘Woolrich’ di colore scuro, ed un cappellino di lana con una sciarpa per celare il volto e rendere difficoltoso il riconoscimento; il modo di avvicinarsi alle vittime ovvero correndo e colpendo le vittime sempre alle spalle, proprio come fossero prede”.
Questi sono gli elementi da cui sono partite le indagini delle forze dell’ordine, Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, che già dai primi episodi di settembre 2013 avevano profuso incessanti sforzi per poter dare un nome ed un volto all’ignoto palpeggiatore ‘seriale’ che era divenuto nei mesi l’incubo delle donne che si trovavano a dover transitare da sole a piedi, a prendere mezzi per raggiungere il luogo di lavoro o per aprire esercizi commerciali in centro, o per rientrare a casa dopo aver finito tardi i turni di lavoro o dopo le serate trascorse nei locali.
La frequenza degli episodi, che avvenivano con cadenza ravvicinata e settimanale, nonché la particolare vulnerabilità delle vittime, impossibilitate a richiedere aiuto, stante l’orario, faceva assumere al fenomeno una singolare gravità, che ha visto sin da subito entrambe le forze di Polizia impegnate nell’identificazione dell’autore di quei fatti, attività che sin da subito è emersa particolarmente difficoltosa, perché la gran parte delle vittime non era riuscita a scorgere chiaramente il volto dell’assalitore.
Sono stati organizzati perfino servizi coordinati tra polizia e carabinieri di osservazione, controllo e pedinamento, che avvenivano quotidianamente e a partire dalle prime ore dell’alba, concentrati in modo particolare nelle aree calde del centro storico (ossia quelle isolate e buie), con l’unico obiettivo di sorprendere e acciuffare lo sconosciuto autore delle molestie.
L’indagine – In un primo momento diversi sono stati i sospettati su cui si sono concentrati gli sforzi investigativi e gli accertamenti sia di polizia che dei carabinieri, pensando che non si trattasse di un solo uomo. Purtroppo però non c’era ancora nessuna certezza, e nessuno è stato mai denunciato.
Finalmente a marzo 2014 la svolta decisiva che ha portato all’individuazione dell’anonimo aggressore. I carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Perugia, proprio in occasione di in uno dei tanti servizi di monitoraggio “su strada”, hanno fermato e identificato un uomo di media età che, per fattezze fisiche e per l’abbigliamento coincidente con le descrizioni fatte dalle vittime, aveva destato i sospetti nei militari. L’uomo, un pasticcere perugino, che invece a quell’ora avrebbe dovuto effettuare delle consegne di dolci presso alcuni bar in altro luogo, non sapeva fornire alcuna spiegazione alle domande dei Carabinieri, assumendo peraltro un atteggiamento molto nervoso e insofferente al controllo. Le indagini dei carabinieri, prendevano a questo punto un nuovo orientamento, indirizzate verso l’uomo fermato quella mattina.
I militari del Nucleo operativo, acquisite tutte le denunce delle donne nell’arco di un anno, a cui si aggiungeva un episodio isolato accaduto nel 2012, hanno rivisitato ogni singolo episodio di aggressione avvenuto, andando ad incrociare i dati dichiarati dalle vittime con quelli oggettivi emergenti dall’analisi degli accessi e uscite ai varchi ZTL, tabulati telefonici, fatture e bolle di consegna relative all’attività imprenditoriale svolta. Ogni accertamento svolto conduceva verso lo stesso uomo. L’ignoto autore aveva adesso un nome e un volto.
Altro dato altamente indiziante a carico dell’uomo è stato il fatto che gli episodi di molestie sono improvvisamente e inaspettatamente cessati lo scorso luglio, quando, con mandato della Procura, è stato possibile perquisire il laboratorio e la casa dell’indagato, dove sono stati sequestrati tutti i capi di abbigliamento descritti dalle vittime e indossati dall’autore delle molestie. L’uomo, probabilmente sentendosi alle strette, ha interrotto il suo gioco.
I militari, ormai, erano certi di essere giunti alla verità, quando, dopo aver ascoltato più volte le vittime, alcune delle quali descrivevano in modo molto particolareggiato l’abbigliamento e il modo di camminare del loro aggressore, ed illustrato loro le immagini dell’indagato e di tutti gli indumenti sequestrati, ricevevano riconoscimenti e conferme da parte di queste ultime.
Tutti gli elementi probatori raccolti hanno permesso di comporre un quadro probatorio indiziario molto particolareggiato, nel quale l’indagato rimane inchiodato alle proprie responsabilità. Quadro indiziario che il Giudice ha ritenuto più che sufficiente ad evidenziare il pericolo di reiterazione del reato dato che non solo gli episodi si erano ripetuti nel tempo ma addirittura si erano fatti più vicini.