martedì, 22 ottobre 2024 Ultimo aggiornamento il 21 ottobre 2024 alle ore 10:08

Da Perugia a Pechino a ritmo di jazz

L'inaspettato successo di Umbria Jazz in Cina: tra musica e "accordi" sono tanti i risultati ottenuti e i progetti per il futuro.

 
Da Perugia a Pechino a ritmo di jazz

Perugia. L’edizione “zero”, come è stata ironicamente chiamata durante la conferenza stampa di stamattina, di Umbria Jazz in Cina,ha visto l’affluenza di più di diciottomila persone durante i 18 concerti in dieci giorni fra Pechino, Shangai, Qingdao e Guangzhou che hanno portato sulla scena Danilo Rea, i Funk Off e il quintetto di Fabrizio Bosso. A tracciare un bilancio dell’esperienza cinese e illustrare le prospettive che si sono aperte sono stati i rappresentanti delle istituzioni che hanno promosso e organizzato la “prima volta” del festival umbro in Cina, evento che si è svolto dal 27 aprile all’8 maggio scorso organizzato dalla Fondazione Umbria Jazz con il sostegno della Regione Umbria, dell’Ambasciata Italiana, dei Consolati Italiani di Shanghai e Guangzhou, degli Istituti Italiani di Cultura di Pechino e Shanghai, con il supporto del Ministero dei Beni Culturali, dell’ICE di Shanghai, della Fondazione Italia-Cina, del “main sponsor” Farchioni (terzo gruppo alimentare italiano), di Lifestyle Italia e dell’Università dei Sapori di Perugia.

A parlarci degli ottimi risultati ottenuti sono stati l’assessore regionale alla Cultura, Fernanda Cecchini, Stefano Lazzari per la Fondazione Umbria Jazz, il direttore artistico di Umbria Jazz Carlo Pagnotta, il direttore dell’Ice di Shangai Claudio Pasqualucci, Andrea Canapa per la Fondazione Italia-Cina e il giovane Livio Rotini manager del gruppo Farchioni.

“È stato fatto un grande gioco di squadra – ha detto l’assessore regionale alla Cultura, Fernanda Cecchini, esprimendo la sua soddisfazione – ed è grazie a questo che abbiamo potuto allacciare rapporti con alcune importanti realtà artistiche locali e con imprenditori interessati ad investire sul made in Italy”. Infatti, con il jazz, in Cina sono state presentate, anche, le ricchezze culturali ed enogastronomiche della regione che hanno portato risultati concreti per il comparto turistico e per l’internazionalizzazione di alcune imprese locali. Risultati che sono stati ampiamenti commentati dal direttore dell’Ice di Shangai, Claudio Pasqualucci, che ha sottolineato il ruolo fondamentale di un festival come Umbria Jazz per rilanciare la nostra regione sul mercato cinese. Fra i risultati ottenuti, Pasqualucci si è soffermato sull’accordo siglato, sotto il patrocinio della regione, dalla Fiavet con il portale Ctrip, un tour operator cinese di grandi dimensioni (circa 200mila operazioni al giorno con 250 milioni di clienti all’anno) che vuole favorire la visibilità dell’offerta turistica umbra, con un contatto “quasi diretto tra turista cinese e operatore turistico umbro”.

Di “ottimo lavoro” ha parlato anche Andrea Canapa, della Fondazione Italia-Cina, che ricordando come il Ministero dei Bani culturali abbia riconosciuto valore nazionale all’evento cinese di Umbria Jazz.

L’ultima parola è toccata al direttore artistico di Umbria Jazz, Carlo Pagnotta, non presente a Pechino ma informatissimo sui successi ottenuti: “Dal 1983, quando debuttammo in North Carolina, ad oggi siamo diventati un nome importante nel panorama del jazz mondiale, si potrebbe dire che sia il Festival di Jazz più importante a livello europeo, se non addirittura mondiale, contando, inoltre un badget minore rispetto ad altri festival”.

Sembra che il successo avuto da Umbria Jazz in Cina ha superato ogni aspettativa e che, secondo voci indiscrete,   nell’ edizione umbra del Festival, vedremo esibirsi degli artisti da Pechino, tra cui il giovane pianista A Bu in un concerto con il patrocinio della Fondazione Italia-Cina.

 

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