Non possiamo prescindere, nel contemplare un opera d’arte, qualunque essa sia, dalle emozioni che ci suscita, per converso e di più, è da li che dobbiamo partire per intraprendere un viaggio di comprensione e meraviglia.
Non me ne vorrà il Sindaco di Bevagna, mia amatissima professoressa di lettere del Liceo Scientifico Marconi, se inizio questa nuova avventura parlando della sua città.
Seppur con approcci diversi, decisamente più metodico il suo e certamente più istintuale il mio riapriamo un confronto sulla bellezza insita nelle parole allargando l’orizzonte ai luoghi, alle forme, ai profumi, ai sapori, all’amore incondizionato che mi e ci lega a questa meravigliosa terra.
Uno dei luoghi più suggestivi che ho avuto il piacere di visitare si trova proprio a due passi da casa mia, nella splendida cornice medioevale di Bevagna, in Via di Porta Guelfa: le Terme di Mevania.
Importante complesso, di carattere pubblico risalente al II secolo d.C., fu suddiviso secondo la tradizione romana in quattro ambienti e rimane oggi interessante documento della vita quotidiana di allora.
Ubicato in prossimità del cardo massimo ( via principale) nelle vicinanze del probabile foro del municipium romano, il complesso termale di origine romana, conserva, nella sua meraviglia, all’interno della sala principale, presumibilmente il frigidarium (vasca che conteneva acqua fredda), un mosaico di dimensioni davvero rilevanti: 12 x 6,75 m.
Composto di tessere bianche e nere, rappresenta tipiche decorazioni termali e attingendo ad un repertorio mitologico e ornamentale di tipo marino mostra al centro polipi, delfini ed aragoste, nei lati corti, disposti simmetricamente, tritoni e ippocampi.
Accanto al vano principale sono stati scoperti resti di altre sale da identificarsi con il calidarium (vasca che conteneva calda) e il tepidarium ( vasca che conteneva acqua tiepida) .
Entrando si resta subito ammaliati dalla complessità e bellezza dei disegni e ci si immagina quel luogo come pullulante, pieno di vissuta quotidianità: di certo tra il frigidarium e il calidarium dopo aver impreziosito l’acqua, come erano soliti fare, con vini speziati, oltre alla pomice e all’argilla, usate come ausilio per lavarsi, i romani si cospargevano la pelle con l’olio d’oliva, toccasana rigenerante, del corpo e dello spirito che appartiene alla nostra terra da sempre.
Un altro luogo di fascinoso silenzio da scoprire, in questa nostra piccola, ma ricchissima d’arte e bellezza, splendida Umbria.
Matteo Conversini
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