Introdotti dal segretario regionale del PC Yuri Di Benedetto, i candidati al Parlamento e il neosegretario del PC di Terni hanno a turno preso la parola di fronte a oltre 60 fra iscritti e simpatizzanti. Salario minimo garantito di 10 euro l’ora, uscita dalla Nato e dall’Unione Europea, ripudio del debito pubblico tra i punti cardine di un programma definito “rivoluzionario”, che dia di nuovo dignità e diritti ai lavoratori.
“Ma attenzione”, ha puntualizzato il segretario generale: “Nessuno pensi di affacciarsi al nostro partito per cogliere chissà quale occasione. Tutti i nostri rappresentanti istituzionali eletti, dal consiglio comunale al parlamento europeo, non potranno guadagnare più dello stipendio di un operaio. Gli opportunisti non entrano qui da noi”.
Nel suo intervento Rizzo ha parlato a 360 gradi di rapporti di produzione, di distribuzione della ricchezza, di potere finanziario e della situazione politica italiana che, a suo dire, offre agli elettori tre alternative pressoché identiche, in quanto tutte e tre in linea con i diktat capitalistici che rendono schiavo il paese e la politica stessa.
“Che cos’è la democrazia? Forse – ha chiesto provocatoriamente Rizzo – votare uno dei faccioni che vediamo affissi ai manifesti? Non sarebbe un atto davvero democratico poter decidere insieme cosa produrre? Non sarebbe democratico se i lavoratori, vale a dire chi realmente produce ricchezza nel Paese, potessero decidere a cosa lavorare e quanti prodotti realizzare? Per esempio: è utile spendere 450 milioni l’anno per le nostre truppe in Iraq? Non sarebbe più intelligente utilizzare quei fondi per i treni dei nostri pendolari, per le nostre scuole, per i nostri ospedali e quant’altro? Abbiamo la tecnologica che ci consentirebbe di lavorare tutti per un numero minore di ore a fronte di un salario più alto, ma non ci è permesso da chi tiene in mano i lacci dell’economia. Dobbiamo lottare per raggiungere l’obiettivo di sovvertire gli attuali rapporti di forza”.
“La nostra campagna elettorale – ha aggiunto – parte dalla città simbolo dell’industria e delle lotte operaie. I comunisti oggi possono e devono tornare a contare nella politica italiana, poiché soltanto noi rappresentiamo una reale alternativa alle politiche di questi anni. Il PCI è stato sciolto oltre 25 anni fa: io ero un ragazzo. Da allora i diritti dei lavoratori, e con essi i diritti civili degli individui, sono regrediti di quasi un secolo, al punto che adesso il 90% della popolazione italiana trarrebbe benefici da una politica di socialismo reale”.
Un passaggio doveroso, infine, il segretario generale lo ha dedicato al cosiddetto centrosinistra italiano “Viviamo in un mondo in cui una cricca parassitaria vive di finanza e speculazione, mentre si riducono i diritti e i salari di milioni persone. Quando la sinistra si è allontanata dalla prospettiva della gente, in pochi anni il PCI è diventato il PD di Renzi. Da questa sala – ha concluso – lanciamo un messaggio al nostro popolo, a chi ha smesso di votare perché disilluso: è ora di ricostruire un forte partito comunista; è ora di alzare la testa e organizzarsi”.
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