Nel frattempo aggiunge Cajarelli “aumentano in maniera preoccupante il disagio economico e il rischio povertà, mentre crolla il Pil procapite che nel 2014 ha toccato il suo minimo storico. Il risultato è un arretramento pesante dell’Umbria verso le posizioni del Meridione, sempre più lontana dagli standard del Centronord. Questi dati, contenuti nel recente rapporto economico e sociale dell’Aur, ci descrivono una regione dalle elevate potenzialità, con un alto tasso di formazione e preparazione dei suoi giovani, che subisce però gli effetti della crisi (ma ormai è più corretto parlare di un cambiamento strutturale di equilibri) in maniera ben più forte di quasi tutte le altre regioni italiane, comprese anche quelle del Sud. Ebbene, è a partire da questa evidente contraddizione che va ricostruito un progetto di governo dell’Umbria, con una classe dirigente che sia davvero in grado di valorizzare le straordinarie potenzialità che esistono. Finché i nostri giovani continueranno a studiare senza trovare sbocchi per costruirsi un futuro dignitoso, il destino di questa regione sarà purtroppo segnato”.
Umbria ai primi posti per livelli di formazione dei suoi giovani, ma agli ultimi per andamento economico
di Redazione Perugia Online - 28 gennaio 2017L'allarme del segretario regionale della Cgil Cajarelli: "Enorme contraddizione tra potenzialità e risultati, serve un nuovo progetto di governo che parta dall'occupazione giovanile".

Regione Umbria. L’Umbria è ai primi posti in Italia per livelli di istruzione e formazione dei suoi cittadini. In particolare, come fa notare il segretario regionale della Cgil Vasco Cajarelli, “la nostra regione si distingue per la percentuale di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario e di persone di 25-64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado: in entrambi i casi siamo nelle prime tre posizioni a livello nazionale. Si tratta di un dato molto significativo, che però non trova poi sbocco nel mercato del lavoro, soprattutto per i giovani”. Infatti, aggiunge il sindacalista, “cresce la disoccupazione giovanile,specie quella caratterizzata da un livello di istruzione medio-alto. Ciò non stupisce, visto che l’Umbria risulta molto indietro sul versante della Ricerca e Sviluppo, a causa degli scarsi investimenti privati. Così, mentre le famiglie umbre investono nella conoscenza dei propri figli, l’orientamento alla ricerca da parte delle imprese umbre è tra i più bassi d’Italia. Conseguenza diretta di questo provincialismo imprenditoriale è il livello molto basso di export, nettamente al di sotto della media nazionale, che peraltro sarebbe ancora più basso se non ci fossero le acciaierie ternane e poche altre grandi imprese internazionalizzate”.