martedì, 22 ottobre 2024 Ultimo aggiornamento il 21 ottobre 2024 alle ore 10:08

Il fenomeno “hating”

Il sottile confine tra critica ed invidia: la responsabilità degli artisti.

 
Regione Umbria.  In campo discografico, come in qualsiasi campo artistico, vi è un classico fenomeno a cui qualsiasi artista, o aspirante tale, si deve abituare: la critica. Quello di critica non è un concetto negativo, anzi si può definire uno dei capisaldi della crescita professionale e stilistica degli artisti. Tuttavia si deve analizzare fin dove questa si può spingere, l’event horizon tra analisi finalizzata al miglioramento e la semplice invidia. Negli ultimi anni questa tendenza ha preso il sopravvento, spesso generando una caccia alle streghe nei confronti di alcuni artisti che avevano conosciuto il successo mainstream.

Delle domande sorgono spontanee: fin dove è la colpa del pubblico? Gli artisti hanno qualche responsabilità? Nel corso degli anni abbiamo saputo apprezzare artisti che hanno avuto successo di vendite e sono stati universalmente riconosciuti da tutti i tipi di pubblico. Nell’ultimo periodo, invece, a causa di vari fattori (quali il proliferare dei social, la facilità di approccio al mondo discografico e il livello sempre più mediocre delle competenze), abbiamo assistito al boom di artisti (e DJ) oggettivamente scarsi, con proposte musicali ai limiti della presa in giro, spesso pubblicizzati come veri e propri geni, che hanno definito hater chiunque muovesse una qualsiasi critica, anche in buona fede.

Tutto ciò, come sempre, ha portato anche all’esagerazione, con accuse ed insulti a titolo personale, assolutamente da censurare. Questa tipologia di artisti ha continuato a proporre contenuti mediocri, parte del pubblico ha continuato a disapprovare, creando un circolo vizioso senza uscita e rafforzando, paradossalmente, la posizione dei primi. La guerra a colpi di like e dislike non avrà fine, almeno fino a quando, da una parte, non si ricomincerà ad offrire proposte di qualità e, dall’altra, non si terrà finalmente un comportamento maturo. Si devono riportare i contenuti artistici al centro dell’attenzione, ragionare sulle fondamenta dell’arte musicale, che sia leggera o classica, essere più coraggiosi nelle proposte discografiche e stimolare il pubblico nell’accompagnare l’artista nel suo percorso di crescita professionale. Solo con un valido confronto tra le parti e più umiltà da parte di tutti si potrà consentire il definitivo salto di qualità che l’era del Web 2.0 ci sta offrendo, uscendo dalla comfort zone dell’eterna battaglia tra pubblico e musicisti, cercando di rivedere le posizioni, al momento degne delle peggiori guerre di trincea. Ma visto il modo in cui questo confronto si sta evolvendo, si può tentare di azzardare un piccolo pronostico su quando finalmente si potrà superare questo conflitto: mai.

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