martedì, 14 maggio 2024 Ultimo aggiornamento il 14 maggio 2024 alle ore 09:47

Dietro le scenografie

Quando la classe diventa teatro: nella sala Beato Giovanni Paolo II, a Perugia, è andato in scena il risultato finale del laboratorio di didattica teatrale promosso, al Liceo Pieralli di Perugia, da ANILS in collaborazione con il Convitto di Assisi

 
Dietro le scenografie
Perugia.  Glottodidattica teatrale. Teatro come nobile medium di acquisizione linguistica. Comunicazione teatrale quale strumento di intercultura e di inclusione. Perché, se è vero che la lingua va usata in uno scambio comunicativo autentico, la didattica teatrale può rivelarsi il canale preferenziale al fine di ricreare contesti comunicativi, sulla base di un approccio olistico, che incoraggia il lavoro di gruppo, l’abilità d’ascolto e, non da ultimo, la pratica linguistica, favorendo l’empatia. Se tutto questo viene trasposto nel contesto-scuola, la classe stessa può trasformarsi in un teatro: ci sono motivazioni sociali e linguistiche alla base dell’importanza della comunicazione teatrale nell’apprendimento delle lingue straniere, della necessità di un coinvolgimento emotivo dello studente e dell’insegnante, e dell’apprendimento della lingua in quanto comunicazione complessa e veicolo di cultura. Recitare la parte in un personaggio facilita il processo di entrata in una identità altra, culturalmente intesa. Un processo, questo, che è proprio dell’apprendimento di una lingua non materna. È quanto va ripetendo Eliana Terzuoli, vicepresidente di ANILS Firenze (Associazione Nazionale Insegnanti Lingue Straniere), pioniera nel campo della didattica teatrale e formatrice di teatro in lingua anche nella verde Umbria, oltre che membro del consiglio nazionale di ANILS.

Proprio in collaborazione con la sezione locale di ANILS Umbria, presieduta da Ancilla Antonini, e con il Convitto Nazionale Principe di Napoli di Assisi, diretto da Annalisa Boni, è stato realizzato, al Liceo Assunta Pieralli di Perugia, diretto da Simona Zoncheddu, il risultato finale del laboratorio di didattica teatrale. Ma non chiamatela ‘recita di fine anno’: questo progetto, attivo nel liceo perugino dall’anno scolastico 2015-2016 e che quest’anno ha ottenuto il finanziamento erogato dal MIUR ‘Piano triennale delle arti’, si pone come obiettivo di proporre una metodologia di insegnamento rivolto principalmente alla didattica delle lingue straniere e ad un apprendimento che interessa la persona nelle sue componenti, fisica, razionale ed emotiva. Insomma, la rappresentazione teatrale, in questo caso, è una tappa fondamentale del percorso formativo, pur non costituendo la finalità: il vero scopo è quello di fare teatro, di realizzare un percorso esistenziale e, al contempo, formativo, di acquisire una lingua non materna attraverso la quale esprimere se stessi e relazionarsi con i compagni di classe, ma anche con i docenti.

Lo sanno bene gli studenti delle classi 2L, 2N e 2O del Liceo Pieralli di Perugia, coordinati, rispettivamente, dalle docenti Teresa J. Giannelli, Paola Herbin e Ancilla Antonini (i costumi sono stati realizzati dalla professoressa Rosaria Sciacca), e dal comitato scientifico di cui fa parte Diana Peppoloni, ricercatrice del Centro per la valutazione e le certificazioni linguistiche dell’Università per Stranieri di Perugia e presidente dello Spin-off ‘Contatti – yi-zhong-yi’ promosso dall’Università di Perugia. Da ‘Cada cual brilla a su manera y todos illuminamos’ messo in scena dagli studenti della 2L – una riflessione sul concetto di diversità a partire dalla differenziazione delle figure geometriche, metafora della discordanza e della complessità, che, anche grazie all’apprendimento dello spagnolo come lingua non materna, vengono superate attraverso processi di inclusione – ai dialoghi dell’assurdo (stavolta in lingua italiana), di beckettiana memoria, ‘Dietro le cornici’, ‘Non tanto benvenuti’, ‘Giusto uno spuntino’, ‘Scuola assurda’ – in cui situazioni comunicative paradossali invitano a riflettere sul tema dell’incomunicabilità e dell’impermeabilità, dell’inversione dei ruoli, a scuola, in un bar, all’interno di un aereo, in un’istituzione museale – ritornando, poi, alla lingua spagnola con il ‘Lazarillo virtual’, trasposizione contemporanea e, per così dire, digitale del cinquecentesco Lazarillo de Tormes, inauguratore del genere picaresco.

Un moderno Lazaro, dunque, emarginato e maltrattato dagli altri in quanto diverso, che, catapultato negli anni Duemila, trova rifugio nel mondo immateriale della rete, dopo essere stato ripetutamente bullizzato. Ma quali sono le derive di un’altra forma di bullismo: il cyberbullismo? Attraverso la costruzione di spazi prima di tutto umani, la tendenza a perdonare, l’ascolto dei consigli dell’anziana nonna cieca, Lazaro si riscatterà. Non è un caso, allora, che sia stato proiettato, in chiusa, il video ‘Eres único’ per la regia di Joaquín Cambre. All’unicità è rivolto, d’altronde, il messaggio insito nella didattica teatrale, che favorisce processi relazionali, di inclusione, apprendimento linguistico. La classe stessa è teatro.

 

 

 

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